30 dicembre 2006

FINISCE UN ANNO


Non sono un poeta e spesso mi manca la fantasia. Mi impegnerò comunque a trasportarvi, parola per parola, fino all’ultima riga. Eh sì! Finisce un anno! Un anno bellissimo e sono fiero, felice e personalmente entusiasta di poterlo dire. E’ vero, spesso mi lamento: che male, che freddo, che sonno… Ma in fondo, o meglio, alla fine dell’anno posso dire che niente è mancato.

L’arrampicata regala emozioni fortissime, sentire gli amici che ti incitano e scoprire che come per incanto l’appiglio minuscolo rimane incollato sulle dita. In cima ad ogni via c’è una catena, la più grossa contraddizione dell’arrampicata, che è libera e ci rende liberi. Dai pensieri, dalle preoccupazioni, dalla negatività.

Arriva la prima neve e come ogni anno ritorno ad emozionarmi. Sento la polvere che massaggia le gambe e mi impegno a mantenere quell’equilibrio che per me rimane sempre precario… Mi giro e vedo amici più lenti e stanchi, guardo in alto e i soliti allenatissimi mi fanno rabbia…


Il viaggio e la fotografia, sono l’unico rimpianto. La voglia di partire, a volte, vorrebbe sfondare con impeto la porta che racchiude sicurezza, lavoro e certezze. Inutile lamentarsi potrei essere lapidato dagli amici che mi credono sempre in giro…

Arrampicare, sciare, viaggiare, fotografare. Tutto questo “are” ha creato un equilibrio che mi permette di divertirmi e mi fa star bene. 







Un ultimo appunto. Qualcuno mi ha contestato il fatto che sul mio blog non appaiono mai fotografie dove sono ritratto ed allora voglio dare una risposta. Quella tecnica… Gli autoscatti non sono il mio forte… Quella più profonda… Preferisco mille volte pubblicare foto di amici, senza di loro questo blog non esisterebbe ed il mio visitare, arrampicare, sciare e fotografare non avrebbe senso. A tutti gli amici e a tutti coloro che mi auguro lo diventeranno nel prossimo anno auguro un 2007 ricco di neve, roccia, fatica, sudore, soddisfazioni, giuste e costruttive sconfitte, sane e gloriose vittorie!

20 novembre 2006

BOTTA E RISPOSTA CON ROBY PIANTONI E MARCO ASTORI

Con le gambe sotto al tavolo e un calice di rosso tra le mani, le parole scorrono veloci. Si chiacchiera del più e del meno, del passato, del presente e del futuro. Con Roby e Marco, due amici, non si può parlare d'intervista: si ride, si scherza; guardiamo immagini dell'Everest, del Broad Peak, delle nostre Alpi e delle montagne vicino a casa. Ho cercato d'essere più concreto e porgergli delle domande più precise ma non mi hanno preso molto sul serio... Non è stato facile ricostruire i momenti importanti del loro passato, raccogliere le loro idee e raccontare i loro progetti.

Roby Piantoni e Marco Astori organizzano diverse proiezioni sulle loro spedizioni, sicuramente un modo originale di trascorrere una serata invernale cogliendo l'occasione per conoscerli meglio. Ne vale la pena!



Roby Piantoni - Anni 29 - Residente a Colere (BG) - Guida alpina dal 2003

- Da quanti anni pratichi alpinismo e come hai cominciato?
Sono ormai 15 anni che pratico quest’attività. Sono nato in montagna e mio padre era guida alpina e maestro di sci, quindi sono sempre stato legato alle attività alpine. Quando avevo 14 anni lavoravo presso il Rifugio Albani e insieme ai miei amici e “colleghi” abbiamo arrampicato per la prima volta in una falesia vicino, il Vascello Fantasma.

- Quale è l'avventura più divertente che ti è capitata in montagna?
Spesso mi capita di divertirmi in montagna e soprattutto con alcuni amici che frequento da una vita riesco ad arrampicare ridendo e scherzando. Soprattutto con Stefano, Domenico e Matteo ogni salita è sempre una festa, si ride, ci si scherza e di solito si riesce a dare il peso giusto a quello che stiamo facendo, senza strafare o sentirsi superuomini.

- Sicuramente l'Everest rimarrà per sempre come un segno indelebile nella tua memoria. Quale altro momento ricordi con entusiasmo e soddisfazione?
Per me diventare guida alpina è stato un traguardo importante, una sfida avvincente che mi ha permesso, non senza difficoltà, di dedicarmi a tempo pieno al mondo della montagna.




- Quali sono le persone alle quali sei più riconoscente per la tua crescita alpinistica?
Renzo Carrara, storico gestore del Rifugio Albani, è stato il mio primo "maestro", con lui ho fatto le prime arrampicate che ricordo con affetto. Altro maestro è stato Domenico Belingheri che con il tempo è diventato compagno di cordata e ha condiviso con me importanti esperienze anche in alta quota. Sicuramente un punto di riferimento!

- Quali sono gli alpinisti del passato e di oggi che rappresentano l'evoluzione dell'alpinismo?                                                                                 
Indubbiamente Messner è stato un precursore nelle scalate in alta quota. Grazie a lui si è aperta una nuova era alpinistica: le cime di ottomila metri senza l'uso dell'ossigeno. Ora sappiamo che è possibile salire l'Everest senza ossigeno ma per Messner è stata davvero una grande sfida.
Tra gli alpinisti moderni credo che Dennis Urubko stia cercando di lasciare un segno nella storia dell'alpinismo a quote elevate, aprendo vie nuove sulle montagne di ottomila metri.

- Come vedi possibile un'evoluzione dell'alpinismo?                              
Dobbiamo  ritornare al passato quando era l'uomo, da solo, che saliva le montagne. Tutti cerchiamo di utilizzare materiali e tecnologie all'avanguardia ma dobbiamo riconoscere che in cima ad una montagna ci arriva l'uomo, con le sue capacità, grazie all'allenamento e alla sua determinazione.

-Parliamo di spedizioni... Come è nata l'idea di fare alpinismo in altri continenti? Come è il tuo rapporto con le culture locali? Quali sono i momenti più difficili durante una spedizione? Come è il tuo rapporto con gli sponsor?                                                                                                             
La prima spedizione l'abbiamo organizzata per commemorare la tragica spedizione al Pukairka del 1981 dove morì tra gli altri anche mio padre. Abbiamo tentato di raggiungere la cima di questa difficile montagna ma abbiamo dovuto rinunciare per le condizioni troppo pericolose. Dal Perù all'Himalaya mi sono reso conto, ogni volta di più, che una spedizione non ha come unico obiettivo quello di salire una montagna ma rimane essenziale entrare a contatto con le culture dei paesi che visitiamo. Esistono molte similitudini tra le storie che mi raccontavano da piccolo i miei nonni con le culture himalayane: il loro modo di vivere, di lavorare, di coltivare, la famiglia intorno al calore della stufa... Nei villaggi che attraversiamo spesso mi sento veramente a mio agio, mi piace il contatto con le persone del posto, non credo che la lingua sia una barriera invalicabile. Più che in Italia, quando sono in spedizione riesco a adattarmi, accontentarmi di poco ed essere felice con poco. Come dicevo prima l'alpinismo deve ritornare al passato, l'uomo dovrebbe tornare un po' animale, avere poche esigenze ed in situazioni come quelle che si vivono in alta quota, diventare più istintivo, pensare alla sopravvivenza.
Il momento più impegnativo di una spedizione non lo ritrovo quasi mai nella spedizione stessa ma piuttosto negli sforzi che compio per organizzarla. Con gli sponsor si sta instaurando un rapporto durevole e concreto ma rimane veramente un'impresa anche solo l'organizzare una spedizione, prima ancora  che tentare di raggiungere l'obiettivo prefissato.

- Progetti per il futuro?                                                                           
Continuare a vivere di montagna ed in montagna e realizzare qualcosa di "nuovo" nell'ambiente alpino.





Marco Astori - Anni 27 - Residente a Dossena (BG) - Decoratore ed alpinista


- Da quanti anni pratichi alpinismo e come hai cominciato?                          
Vado in montagna da sempre ma ho cominciato solo quattro anni fa ad arrampicare. Collaboravo già da qualche tempo come volontario nel soccorso alpino ma desideravo occuparmi anche del lato tecnico che spesso queste operazioni richiedono. La prima volta ho arrampicato con Ermes e Gabriele che tuttora sono alcuni tra i miei abituali compagni di cordata.

 - Quale è l'avventura più divertente che ti è capitata in montagna?
L'anno scorso ho salito il Cervino con gli amici di Colere. Quando eravamo in prossimità della vetta stavamo chiacchierando e scherzando a tal punto che abbiamo raggiunto la croce e siamo scesi dal versante opposto senza neanche fermarci un momento. Spesso la montagna è solo un contorno, il luogo dove si riesce veramente a star bene con le persone che ci circondano.

- Sicuramente l'Everest rimarrà per sempre come un segno indelebile nella tua memoria. Quale altri momenti ricordi con entusiasmo e soddisfazione?          
La spedizione del 2004 al Manaslu, uno dei quattordici ottomila, mi ha segnato positivamente: l'affiatamento con gli altri amici alpinisti, il primo impatto con l'alta quota e l'esperienza alpinistica sono stati fattori importanti per la mia crescita sportiva e di uomo, nonostante non avessimo raggiunto la cima.

- Quali sono le persone alle quali sei più riconoscente per la tua crescita alpinistica?                                                                                             
Melchiorre Astori mi ha accompagnato fin da giovane durante molte escursioni nelle nostre Orobie. Con Mattia Cavagna e gli altri amici legati al soccorso alpino ho cominciato ad andare in montagna più seriamente. Per ultimo, ma solo in ordine di conoscenza, devo molto all'amicizia con Roby Piantoni, un punto di riferimento per la neonata passione per l'alta quota.

- Quali sono gli alpinisti del passato e di oggi che rappresentano l'evoluzione dell'alpinismo?                                                                                               
Senza dubbio Messner ha contribuito notevolmente ad evolvere le frontiere dell'alpinismo. Ha dimostrato che grazie alla tenacia, l'allenamento ed una grande volontà, tutto è possibile.

- Come vedi possibile un'evoluzione dell'alpinismo?
Ognuno, secondo le proprie possibilità può contribuire ad un'evoluzione dell'alpinismo. La crescita deve essere prima di tutto personale, dalle Alpi fino alle vie nuove di alta difficoltà sulle grandi pareti himalayane.

- Parliamo di spedizioni... Come è nata l'idea di fare alpinismo in altri continenti? Come è il tuo rapporto con le culture locali? Quali sono i momenti più difficili durante una spedizione? Come è il tuo rapporto con gli sponsor?
Sono partito per la prima spedizione quasi per caso. Eravamo in falesia ad arrampicare e Roby Piantoni, che allora conoscevo solo di vista, ha proposto ad un amico di andare con lui al Manaslu. Mentre tornavamo a casa dopo la giornata in falesia ho detto a Mattia che forse sarebbe piaciuto anche me andare in spedizione. Roby credeva che volessi andare per fare il trekking di avvicinamento alla montagna ma alla fine ho partecipato attivamente ed insieme agli altri amici alpinisti ce l'abbiamo messa tutta in quelle sfortunate giornate di maltempo. Le culture locali mi appassionano. Durante l'ultima spedizione in Nepal mi ha impressionato come riescano a convivere induisti e buddisti senza scontrarsi come avviene in molte altre parti del mondo. In spedizione fino ad ora, fortunatamente, ci sono stati soprattutto momenti positivi e pochissime le difficoltà, a volte riconducibili a problemi fisici, che comunque sono all'ordine del giorno in un qualsiasi viaggio, ancora di più se si considera l'alta quota. Durante il trekking di avvicinamento al Broad Peak nel 2005 ho avuto problemi allo stomaco e naturalmente mi sentivo demoralizzato, ma poi sono riuscito a riprendermi e tutto è andato bene. Il mio rapporto con gli sponsor fino ad ora si basa soprattutto sull'amicizia con alcuni imprenditori che già conoscevo ed hanno fiducia in me. Mi auguro che la salita all'Everest possa contribuire a rendere più facile la strada per il futuro.



- Progetti per il futuro?                                                                                                 
Mi piacerebbe dare una scossa al mondo della montagna, soprattutto a Bergamo, dove abito. Vivere di montagna e far vivere la montagna è un impegno che con il gruppo fancymountain mi sono preso insieme ad amici ed alpinisti. Personalmente mi auguro di poter fare ancora molte esperienze alpinistiche in giro per il mondo!

12 novembre 2006

LA PRIMA VOLTA!


Non allaramatevi. Non è un racconto adolescenziale ma solo un piccolo resoconto di quattro ragazzi che mettono le mani per la prima volta sulla “madre roccia”. Ebbene si! Per Marco, Marco ancora, Gianni il giramondo e Francesca è stata la prima volta. Una domenica di sole, l’imbrago, la corda e le scarpette, una roccia invitante, del formaggio e tarallucci, tante foto e altrettante risate. Una cosa nuova. La prima volta sulla roccia. Forse, l’inizio di qualcosa!






2 novembre 2006

VERDON... PRIMO AMORE!



Facendo due calcoli mi accorgo che sono dieci anni che arrampico. Tanti luoghi, tanti ricordi ed altrettante avventure: Italia, Francia, Svizzera, Stati Uniti, Canada ... Avevo forse paura che le aspettative fossero migliori della realtà, fatto sta che il Verdon è rimasto fino a pochi giorni fa un sogno nel cassetto. Mi è sempre sembrata una meta riservata ad una elite di arrampicatori.
Ma alla fine mi sono detto "perchè no?" e insieme ad altri amici sono partito!
Vito Amigoni, profondo conoscitore delle Gorges, ci ha consigliato alcuni itinerari storici e grandiosi. Alla sera quando lo chiamavamo per raccontare la giornata trascorsa nel vuoto e dall'altra parte della cornetta si sentivano dei risolini...
I racconti degli arrampicatori che fin dagli anni ottanta frequentano il Verdon non sono solo leggende: il vuoto esiste ed insieme alla chiodatura e alla lettura della roccia rappresenta un fattore determinante della scalata.




E' paura quella che si prova gettandosi nel vuoto dal bordo delle Gorges!

E' emozionante arrampicare sulla stessa roccia dove anni fa si sono cimentati scalatori del calibro di Manolo, Edlinger, Destivelle, Lynn Hill, Dal Prà e molti altri nomi importanti.

E' buona la birra Hogarden, fresca ed appagante dopo la dura giornata in parete...

E' forte il profumo che si respira in Verdon. Non è solo il profumo della Provenza, ma è soprattutto il sapore della storia, di pagine importanti dell'arrampicata mondiale, di grandi scalatori ed epoche indimenticabili.


Anche per noi e' stato Primo Amore!

24 ottobre 2006

VOLVER - RITORNO ALLE PALE


Avevo 18 anni e scalavo da un anno. Un sabato gli amici di Verona mi proposero di andare nel Gruppo delle Pale di San Martino ad arrampicare. Non ero mai stato in Dolomiti e non immaginavo un ambiente cosi' severo e maestoso. Avevamo poca esperienza e forse eravamo anche un po' incoscienti. Anche se le difficolta' erano solo di terzo e quarto grado ricordo che mi aveva impressionato quella parete di settecento metri sopra la testa. L'arrampicata era fantastica, su roccia eccellente. Ma eravamo lenti come lumache e dormimmo sulla cima della Pala; c'era un piccolo bivacco rosso e il tramonto infuocava tutte le torri che ci circondavano. Sono stati momenti indimenticabili che hanno lasciato segni indelebili nella mia memoria.



Ci sono tornato nelle Pale. In un weekend di ottobre in compagnia di un amico. Niente corda, questa volta, solo formaggio, macchina fotografica e cavalletto. Abbiamo girovagato per un paio di giorni in un paesaggio lunare, che non ricordavo. Sono ritornato alla base di quella Pala gigantesca e ho sorriso: mi e' sembrato di udire i comandi di cordata che diversi anni fa rimbombavano tra le pareti.

Mi e' parso di fotografare il passato!



  LA SCHEDA


ITINERARI - TREKKING


ALTIPIANO DELLE PALE - Gruppo delle Pale di S.Martino - Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi


Da Fiera di Primero (a 13 Km da S. Martino di Castrozza - TN) proseguire verso il passo Cereda e seguire le indicazioni per il Rifugio Treviso. Parcheggiare in prossimita' di Malga Canali (mt 1302 - dove termina la strada asfaltata; attenzione ai divieti di sosta). Percorrere per circa un chilometro la strada sterrata per il Rifugio Treviso, quindi girare a sinistra (segnavia 711) e proseguire in direzione del passo Lede. Con un percorso molto ripido si raggiunge in circa 2/3 ore il bivacco Minanzio (mt 2250 - posizione incantevole, 12 posti letto) dove si puo' pernottare. Dal bivacco proseguire verso il Passo Lede (mt 2695, circa 1-2 ore). Dal passo si accede all'Altipiano delle Pale, dal quale si gode un'ottima vista del monte Civetta e molte altre cime famose nelle Dolomiti. Camminando lungo un sentiero pressoche' pianeggiante si costeggia prima il ghiacciaio della Fradusta, poi si transita attraverso i Passi della Fradusta (mt 2670) e di Pradidali Basso (mt 2621) fino al Rifugio Rosetta (mt 2581, dal quale si puo' scendere a S. Martino di Castrozza). Dal Rifugio si prosegue prima lungo il sentiero 702 e poi sul 715 verso il Passo Ball (mt 2443). Questo tratto e' molto panoramico, ed e' dominato dalla parete maestosa parte ovest della Pala di S.Martino. Il Passo Ball si raggiunge percorrendo una semplice e breve ferrata (2 ore dal rifugio Rosetta). Da qui il sentiero scende al Rifugio Pradidali (circa 20 minuti) da dove si prosegue perdendo velocemente dislivello verso il fondovalle (segnavia 709). Ben presto appare la spettacolare torre del Sass Maor, imponente parete di mille metri solcata da itinerari storici e moderni di ampio respiro. Seguendo le evidenti indicazioni si raggiunge nuovamente Malga Canali, punto di partenza di questo splendido itinerario escursionistico.


9 ottobre 2006

L'ULTIMA LUCE


 
Un passo dopo l’altro, senza correre. Piano, fai piano, non è una gara. Nessun animale pericoloso ti rincorre. Rallenta piuttosto, hai già corso tutto il giorno, anche se eri seduto. Fermati, guardati intorno e pensa a quanto sei fortunato. Non camminare con la testa bassa! Ma si, cosa ti interessa, inciamperai! Ma quando il dito pigierà quel bottone, scatto dopo scatto,  sentirai le immagini che ti investiranno. Cammina piano. Guarda lontano. C’è tempo per correre! Dai Davide, smettila di sudare. Finalmente l’hai capita.



29 settembre 2006

PICCOLI PICCOLI NEL GRANDE CANADA

I libri, la televisione, internet creano un'immagine del Canada che da casa prima di partire non sembrano reali, appaiono invece troppo perfette, idilliache. Ma a volte il viaggio è migliore delle aspettattive, come in questo caso: immagini, colori e suoni indimenticabili, sembra di aver avuto per un mese un direttore della fotografia di un film nella testa, qualcuno che lavora per te facendo in modo che tutto quello che vivi mentre viaggi rimanga indelebile nella memoria.

SIIIII, VIAGGIARE...

Organizzare un viaggio in Canada presuppone innanzitutto di decidere un'area da visitare in quanto questa nazione è davvero immensa. Dal punto di vista montuoso la zona più conosciuta e a detta di molti una delle più interessanti è la regione dei parchi lungo le suggestive Rocky Mountains. E così si parte... Già essere a Vancouver ti fa sentire in Canada, una città moderna affacciata sul mare, molto ordinata ha comunque tutte le carte in regola per essere uno dei centri urbani più importanti del Nord America. Ma nonostante tutto quello che cerchiamo sono i grandi spazi e quindi ci spostiamo subito da questa metropoli ed assaporiamo fin dai primi giorni il profumo del vero Canada, quello naturale e delle fotografie che tanto ci hanno attratto prima della partenza. Raggiungiamo Squamish durante il primo fine settimana della vacanza, e sono innumerevoli gli arrampicatori che frequentano le falesie di questa località molto conosciuta per le pareti di roccia. Fessure, placche e protezioni naturali ci mettono subito a dura prova. Ma nonostante un inizio tutto "rock" il nostro viaggio prosegue verso idee più naturalistiche. Abbiamo voglia di conoscere, scoprire nuovi spazi e stare a contatto con la natura. Durante il trasferimento verso i Parchi delle Rocky Mountains percorriamo lunghi tratti di strade deserte incontrando laghi, foreste e montagne ma veramente poche, anzi pochissime tracce umane. Spesso quando vediamo delle fattorie o piccoli centri abitati ci rendiamo conto di quanto sia poco popolato il Canada. Nei giorni successivi e durante quasi tutta la vacanza decidiamo di percorrere in lungo ed in largo i parchi tra la British Columbia e lo stato dell'Alberta. Di seguito troverete una piccola relazione delle zone visitate. Per completare questa avventura, dopo una indimenticabile gita di due giorni in canoa lungo il lago di Clearwater (a circa 100 km da Kamloops) , abbiamo visitato Vancouver Island, molto apprezzata dai canadesi ha raggiunto una posizione di rilievo tra le mete turistiche in Canada. Dalla coloniale città di Victoria alle spiagge conosciute dagli spericolati surfisti, dalle remote foreste dell'interno agli avvistamenti delle balene, Vancouver Island sarebbe una piacevole regione dove abitare.

 LA SCHEDA


Tra le innumerevoli possibilità che offrono i parchi delle Canadian Rockies  sicuramente la scelta di uno o più itinerari dipende dal tempo a disposizione.




LOGISTICA: Dall'Italia si raggiunge Vancouver dove è possibile decidere se proseguire in automobile verso la zona dei parchi (circa 500 km) oppure raggiungere con un volo interno la città di Calgary (più vicina alla zona dei parchi nazionali). In ogni caso è utile affittare un'autovettura per poter sfruttare a pieno le potenzialità di questa zona. Non tutte le località sono raggiungibili con mezzi pubblici.




ALTRO...
- Per entrare nell'area dei parchi nazionali è necessario acquistare un pass scegliendo tra l'opzione giornaliera, 8 giorni oppure annuale (quest'ultima costa circa 120 dollari cad).
- I campeggi sono gestiti da Parks Canada e costano circa 23 dollari per piazzola ai quali bisogna aggiungere circa 7 dollari per avere il permesso di accendere il fuoco ed utilizzare la legna comune. Le piazzole sono sempre molto ampie e immerse nel bosco, sono essenziali ma hanno sempre un tavolo e panche in legno ed un braciere per il fuoco.
- All'ingresso di ogni parco c'è un Visitor Center gestito da Parks Canada dove è possibile reperire cartine dettagliate relative a trekking ed escursioni, informazioni e previsioni del tempo (a 4 giorni e sempre attendibili).
- Se vi organizzate per campeggiare lungo i trekking che intendete percorrere dovete appoggiarvi ad uno dei campeggi autorizzati e prenotare una piazzola presso il Vistor Center del parco.
- La presenza degli orsi all'interno dei parchi (e comunque in tutto il Canada) non è affatto una leggenda... Gli orsi sono i veri abitanti del Canada e l'uomo deve adattarsi alla sua presenza. Occorre sempre fare attenzione, leggere i comunicati che indicano la loro presenza, non lasciare mai in vista cibo o rifiuti, utilizzando gli appositi box o le strutture con carrucola dove è possibile appenderli. Normalmente nei Visitor Center è disponibile un foglio informativo sulla coabitazione uomo-orso. A volte i guardiaparco possono obbligare i trekkers ad unirsi in gruppi di almeno 6 persone per intraprendere un sentiero considerato a rischio per la presenza di uno o più orsi.
- I trail indicati sulle carte normalmente sono ben mantenuti ed ottimamente segnalati. Non ci sono migliaia di bolli colorati come in Italia ma ad ogni bivio ci sono cartelli chiari. Le distanze sono sempre indicate in km e valutando i dislivelli con la carta è possibile fare sempre delle valutazioni personali sul tempo di percorrenza.






Qui di seguito sono descritti alcuni trail che abbiamo percorso nei vari parchi. Naturalmente la vostra scelta sarà molto influenzata dalla meteo, alcuni parchi sono considerati molto piovosi ed è anche evidente dalla vegetazione che li caratterizza.


REVELSTOKE NPMiller Lake 13 km

Dall'entrata del parco si percorre una strada asfaltata per 28 km e con altri 2 km a piedi si raggiunge la cima del Monte Revelstoke (m 2223) dove è posto un piccolo rifugio ed alcune piattaforme panoramiche, la vista è notevole ed il paesaggio di ampio respiro. Dal piazzale sotto la cima parte il trail che raggiunge il Miller Lake attraversando con diversi saliscendi alcune vallate immerse in un bosco coloratissimo. Si tratta di un trail molto tranquillo che si adatta a doc come approccio ai parchi della zona.

GLACIER NPPerley Rock Trail 11,2 Km
Molta pioggia d'estate e tantissima neve d'inverno fanno del Glacier National Park una delle zone più conosciute ed amate per lo sci fuori pista in Canada. Presso il Visitor Center del Rogers Pass è possibile farsi un'idea delle potenzialità del parco; con più di 400 ghiacciai presenti in quest'area è difficile scegliere tra uno o l'altro trail. Noi abbiamo percorso questo itinerario che con un ripido sentiero raggiunge una cima morenica ai confini del Illecillewaet Glacier, le dimensioni impressionanti e le montagne circostanti creano una cornice molto suggestiva.

BUGABOO PPConrad Hain Hut 12 Km
Questo Parco Provinciale non è molto conosciuto dal "grande pubblico", non è una rotta classica e forse proprio questa caratteristica lo rende come uno dei più selvaggi che abbiamo visitato. Percorrendo uno sterrato di circa 40 km (ben tenuto e quindi percorribile con una qualsiasi autovettura) si raggiunge l'entrata del parco e presso il parcheggio occorre proteggere le gomme della macchina con apposite reti metalliche per evitare che i procioni le danneggino. Da qui un sentiero molto ripido permette di raggiungere la Conrad Hut, rifugio che domina lo splendido bacino del Bubabbo Park caratterizzato da vertiginosi pareti di granito e da un esteso ghiacciaio. Questa zona è infatti molto conosciuta e frequentata da alpinisti ed arrampicatori attratti dalla innumerevoli possibilità che offrono queste splendide pareti. Dal rifugio è possibile raggiungere la base dello Snowpatch Spire e del Eastpost Spire percorrendo prima un sentiero marcato e poi una traccia più o meno evidente e comunque mai obbligata.  

KOOTENAY NPStanley Glacier 11 km
Pochi anni fa questo parco è stato colpito da un disastroso incendio che per interi giorni ha distrutto migliaia di ettari di bosco. E' incredibile come però la natura sia in grado di riappropriarsi del territorio. I boschi infatti, nonostante siano ancora presenti migliaia di tronchi carbonizzati, sono come resuscitati creando un sottobosco coloratissimo, ricco di fiori e vegetazione che creano contrasti molto forti. Anche se inizialmente eravamo un pò scettici vedendo un paesaggio all'apparenza così tetro poi, una volta cominciato il trekking, siamo rimasti colpiti dall'atmosfera particolare che si riesce a cogliere in un ambiente del genere.

BANFF NP
Insieme al Jasper questo parco rappresenta una delle maggiori attrattive naturali del Canada: sono moltissime le vette oltre i 3000 metri, tanti pure i laghi color turchese, i ghiacciai ed i trail sono quasi tutti bellissimi.

Egypt Lake e Shadow Lake da 2 a 4 giorni Dalla stazione sciistica di Sunshine Village a pochi km da Banff parte questo lungo trekking che raggiunge, percorrendo una dolce vallata, il lago Egypt dove è posto un campeggio, ottima base d'appoggio per eventuali escursioni alle zone circostanti: a circa due o tre km si trovano il Mummy Lake e lo Scarab Lake immersi in una selvaggia cornice alpina; attraversando il Whistling Pass si può raggiungere lo Shadow Lake e ritornare al campeggio.

Paradise Valley trailLake Louise (posto a circa 60 km da Banff lungo la Icefields Parkway) rappresenta la base di partenza di innumerevoli e splendide escursioni che percorrono in lungo e in largo le vallate circostanti. La Paradise Valley è senz'altro una delle più belle ed entrandoci attraverso il Sentinel Pass  è possibile farsi un'idea dell'ambiente e delle montagne circostanti. La zona a quanto pare è apprezzata anche dagli orsi e quindi in determinati periodi dell'anno occorre stare all'erta e camminare in gruppo.

YOHO NPIceline Trail 21 km 2 giorniCome il Bugaboo PP anche questo parco non è tra i più frequentati della zona ma a nostro parere è risultato forse il più bello. Poche persone, paesaggi selvaggi, cascate e innumerevoli ghiacciai rendono le escursioni indimenticabili e vale proprio la pena restare almeno una notte a contatto con questi luoghi. I campeggi nei parchi sono a volte molto caratteristici, quasi sempre immersi nel bosco e vicini al fiume e di notte il rumore degli animali ti trasmette un senso di impotenza che ti stupisce realmente. L'Iceline è considerato dall'autore della guida che utilizzavamo come uno dei percorsi più affascinanti delle Rocky Mountains. Il percorso partendo dalle Takakkaw Falls, una cascata di 254 metri, percorre una valle quasi pianeggiante lungo lo Yoho River fino all'omonimo ghiacciaio. Il percorso prosegue poi verso le Twins Falls e quindi costeggia diversi impressionanti ghiacciai con una vista mozzafiato a 360 gradi.

JASPER NPSkyline 44 km 2/3 giorni Dal Maligne Lake, che è uno dei simboli del Jasper National Park e del Canada, ha inizio questo trail di circa 40 km che solca una serie di passi e vallate rendendo il percorso davvero vario. Prima boschi, poi atmosfere "alpine" fino alla Sky line  vera e propria, ossia un percorso lungo una cresta panoramica che permette di ammirare un paesaggio vastissimo, montagne e ghiacciai a perdita d'occhio, immagini che rimarranno indelebili nella memoria del trekker.

BIBLIOGRAFIA: "Canada Occidentale" della Lonely Planet vi aiuterà a gestire la parte logistica del vostro viaggio mentre la nuova guida “Classic  Hikes in the Canadian Rockies Mountains” di Graeme Pole (edizioni Altitude, reperibile in quasi tutte le librerie che trovate nell'area dei parchi, ma anche via internet) consiglia i migliori trekking delle Rocky Mountains. Gli itinerari sono ben descritti con riferimenti storici, descrizione dettagliata del percorso, della fauna e della flora. Per ogni trail è presente una tabella con dislivelli e km parziali.

25 settembre 2006

BENVENUTI


Chi già mi conosce forse era al corrente di quest'idea del blog, comunque sia, eccoci qua, alle prime armi con questo strumento moderno di comunicazione. Mi auguro di non annoiarvi ma piuttosto di divertirvi, coinvolgervi e magari a volte anche di stupirvi. Mi piacerebbe pubblicare fotografie, impressioni, commenti oltre che news e schede informative relative al mondo della montagna e dei viaggi più in generale. Spero anche di essere costante con le pubblicazioni. Naturalmente i vostri commenti, suggerimenti ma anche le vostre critiche saranno uno strumento importante per lo sviluppo di questo progetto. Siate motivati e non dimenticate:

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