25 dicembre 2007

VUOTO

Tutto quello che mi passa per la testa sembra banale.

Per colmare il vuoto che lascia la morte di un amico

dovrebbe servire soltanto il silenzio, la riflessione.

Ma sono sicuro che Il Bruno si Incazzerebbe!

Il suo dinamismo, i suoi eccessi, la sua carica,

ci hanno tenuto spesso compagnia.

Forse gli piaceva il silenzio dei monti,

ma in compagnia amava fare Casino.


Aveva fiducia nei giovani.

Mi chiamava Damocle,

e per tutti c’era un soprannome.

“Allenarsi”, ci diceva!

E la sento ancora la sua voce rauca che sale dal bosco.


Quando ho cominciato a frequentare Cornalba

per me Il Camos era un mito:

racconti, leggende e scritti mi hanno ispirato,

sono stati stimolo per gli allenamenti.

Quando ho avuto modo di conoscerlo

ho scoperto una persona fuori dalle righe,

sprintosa ed incredibilmente giovane,

nonostante i quasi cinquant’anni,

ed un passato non proprio regolarissimo...


Io Il Bruno non lo conoscevo bene.

Chissà quanti avranno molto da dire più di me e lo terranno dentro.


Con il Bruno, come con altre persone,

ho trascorso momenti felici e giornate piacevoli.

Rispetto ad altri, però, Il Camos mi ha ispirato

e continuerà ad essere un punto di riferimento per il nostro sport.


A volte ho condannato alcune sue scelte,

alcuni suoi comportamenti,

e mi rammarico veramente di non aver fatto niente per aiutarlo.

Ero certo che come nell’arrampicata,

anche nella vita,

avrebbe saputo stringere la tacca più piccola per arrivare in catena.


Ciao Bruno, FBL!

8 dicembre 2007

VIAJE EN CUBA

Più di 30 gradi di escursione termica mi portano in meno di otto ore dal rigido inverno europeo al caldo afoso de La Habana. Tuttavia la vera escursione non è quella termica e nemmeno il fuso orario. L'antipasto della Cuba ''mitica'', soprattutto per un europeo, è costituito da una serie di immagini, usi, costumi ed eventi completamente nuovi ed originali. Sono già stato altre volte in America Latina e nonostante tutto rimango sempre colpito dall'impatto iniziale, senza nascondere che essere catapultati in una realtà così diversa da quella a cui siamo abituati non è cosa semplice e scontata.


Questa volta sono solo e non aver un compagno di viaggio ti stimola brevemente a muoverti, relazionarti, cercare e trovare una soluzione. E così senza perder tempo decido di buttarmi in strada e passo dopo passo comincio a scoprire odori e colori di una città davvero viva, a volte fin troppo! Per le strade la gente è moltissima, i veicoli non sono così in grandi quantità come nelle altre capitali sudamericane, proprio per i difficili problemi legati alle importazione ed all'embargo. E' soprattutto sugli ampi marciapiedi che si svolge gran parte della vita del paese. Ci sono diversi negozi, se pur sprovvisti di tanti prodotti ai quali siamo abituati, ma sono tantissimi i privati che dalla finestra o dalla porta al pianterreno delle proprie abitazioni vendono ogni tipo di merce: frullati e spremute di frutta, pastél, pizze, dolci al cocco, panini con fette di carne tagliate al momento, noccioline tostate, pane fresco; ed ancora molteplici articoli difficili da identificare, come piccole parti di apparati idraulici, elettrici o telefonici che probabilmente non si riescono a trovare nei negozi.

E' bello contemplare questo "via vai" di gente che traffica, contratta, compra e vende. Le strade, e ne avrò la conferma durante tutto il viaggio, sono tappezzate di slogan della "Revolution", con moltissime enunciazioni di Fidel Castro, come "leader maximo", e di Ernesto Guevara come "eroe rivoluzionario". A Cuba è vietata la pubblicità di ogni genere e sono autorizzati, nonché promossi dal partito rivoluzionario, solo le affissioni di slogan di questo genere rivolti a mantenere alta la partecipazione del popolo alla Rivoluzione.

Da La Habana un pullman mi porta in poco tempo verso la parte occidentale dell'isola nella provincia di Pinar del Rio e più precisamente verso la cittadina di Viņales. Situata nell'omonima valle, questo “pueblo” rappresenta un gioiello incontaminato che si differenzia molto dalle altre città del paese. Sembra davvero che il tempo si sia fermato e per rendersene conto basta uscire dal piccolo centro urbano per trovarsi su una delle numerose strade sterrate che attraversano coltivazioni di tabacco, piantagioni di banane, raggiungono abitazioni rurali molto suggestive, il tutto immerso in una valle conosciuta per alcune formazioni rocciose chiamate "mogotes".


Raggiunta la costa e con una sola mezz'ora di barca mi ritrovo su un'isolotto microscopico (a Cuba vengono chiamati Cayo) di nome Levisa, dove la spiaggia bianca, le palme e l'acqua trasparente riescono a convincere anche un montanaro come me a dedicarmi agli sport acquatici (che poi si traducono molto semplicemente in un esercizio di rotolamento/rantolio tra la riva e i dieci metri successivi dove non c'e' rischio di affogare perché l'acqua arriva a malapena all'altezza del ginocchio...). Qualche giorno dopo, quando una famiglia cubana mi rivela essere vietato per i residenti l'accesso a questi isolotti, mi sento davvero a disagio nella parte del turista che vuole e può ottenere tutto e comincio a capire quanto siano strane alcune leggi in questo paese.


Il viaggio continua e nuovamente per strada procedo questa volta verso il centro dell'isola sapendo di dover limitare la mia visita ad una sola metà di Cuba, visto il poco tempo a disposizione. Raggiungo Matanzas, vicina alla più conosciuta e super turistica Varadero. Mi aspetta Evelio che con la su motocicletta anni cinquanta riesce, non so come, a portare me e i bagagli nella sua Casa Particular. A Cuba dal 1994 una legge ha permesso a tutti i residenti di ospitare a pagamento i turisti, fornendogli vitto e alloggio. La casa deve aver dei requisiti che vengono valutati da ispettori, i quali rilasciano un'autorizzazione ed una licenza. Per i turisti si tratta di una soluzione più economica e che permette sicuramente di conoscere meglio gli usi, i costumi e le idee del popolo cubano. Ho avuto modo di parlare molto con la gente che mi ha ospitato e nonostante siano molto timorosi, ho cominciato davvero a farmi un'idea di come vanno le cose a Cuba.


A Cienfuegos, una città che ho visitato sulla costa caraibica, ho avuto modo di parlare con un giovane cubano di nome Janne il quale mi ha raccontato alcune regole che i cubani devono rispettare, come ad esempio il divieto di parlare per strada con i turisti, il divieto di espatrio (che comunque è già ben noto), il divieto per un cubano di alloggiare in un hotel o in una casa particolar (probabilmente per limitare il problema della prostituzione), la stampa censurata, i prigionieri politici. Naturalmente, anche se non è facile trovare qualcuno disposto ad esporsi e raccontarti come la pensa veramente ho trovato anche chi, dopo aver analizzato i pro e i contro, valuta come sia più importante aver garantito gratuitamente sanità, educazione, alimentazione ed abitazione. Sono benefici che ti permettono di vivere dignitosamente ma che probabilmente non sono facilmente erogabili senza determinate restrizioni e divieti. Più volte ho pensato a cosa sia meglio o peggio rispetto al nostro modello politico ma non mi sono fatto un'idea molto chiara, onestamente!

Quello che molti credono a Cuba è che il loro modello politico e sociale vada aggiornato nel bene o nel male.


Incastonata tra il mare e le montagne, Trinidad è senza dubbio la città cubana che mi ha affascinato maggiormente. Dalla mattina presto e con il passare delle ore la gente per le strade sembra moltiplicarsi. Le case coloniali coloratissime sono disposte in modo ordinato lungo le vie della città, che a differenza di quasi tutte le altre dell’isola sono in acciottolato creando un immagine antica e suggestiva. Ricca di atelier dove si realizzano prodotti ricamati, gallerie d’arte dove gli artisti mostrano entusiasti i loro lavori, Trinidad è stata dichiarata nel 1988 patrimonio dell’umanità dall’Unesco.


Lungo la scalinata che costeggia l’imponente cattedrale di Trinidad vieja si svolgono dalle nove della sera fino a mattina eventi musicali indimenticabili, dove diverse band si alternano per la gioia dei ballerini locali e stranieri. Una vera festa che si ripete come da tradizioni tutte le sere, così che la Casa de la Musica di Trinidad è conosciuta in tutta Cuba come uno dei centri più importanti dove si sviluppa la cultura musicale dell’isola.

Dal Cerro della Vigia, che si raggiunge in circa mezz’ora dal centro antico della città, si domina la Valle de Los Ingenios: prima delle due guerre di indipendenza qui si trovavano i più importanti zuccherifici del paese. A pochi chilometri da Trinidad si trova invece il Topes de Collantes, nella Sierra del Escambray, una delle zone più alte dell’isola conosciuta per la presenza di incantevoli bellezze naturali come il Salto del Caburnì e la Cueva La Batata.


Prima di tornare nella capitale è d’obbligo una visita a Villa Clara o Santa Clara dove il monumento e i mausolei del Che sono meta di moltissimi visitatori anche se la città in sé non è sicuramente tra le più suggestive.

Il tempo passa velocemente e quasi senza rendermene conto mi ritrovo nuovamente a passeggiare per le strade de La Habana, questa volta in modo più disinvolto e consapevole che probabilmente nel futuro ritornerò a Cuba.




LOGISTICA, CONSIGLI ED ALTRO ANCORA…


Il periodo migliore va da novembre a marzo ed è naturalmente il periodo con il maggior numero di turisti ed i prezzi più alti. La temperatura si aggira attorno ai 25/35 gradi e a seconda della zona il clima può essere umido o più secco e ventilato.

Per entrare a Cuba occorre acquistare un visto che viene venduto a Milano ma di solito anche dalle agenzie dove prenotate il volo.

Per spostarsi a Cuba si possono affittare auto anche se non sono moltissime e non sempre in buone condizioni. Viazul, invece, è la compagnia di autobus destinati ai turisti che offre passaggi in tutta l’isola, dispone di una flotta recente e con aria condizionata (sempre troppo alta!!!), puntuale ma piuttosto cara. Non è facile però acquistare biglietti di altre compagnie perché sembra siano riservati solo ai residenti.




Cuba non è pericolosa ma soprattutto se viaggiate soli, siate prudenti perché i furtarelli possono accadere in alcune zone molto turistiche. Troverete piuttosto molta gente che vi infastidisce cercando di vendervi qualcosa o qualcuna… La polizia comunque è presente ovunque e molto severa con i cittadini.

Vengono utilizzate due monete, il “peso convertibile” (CUC) che rispetto all’euro vale poco più di un dollaro e che viene utilizzato soprattutto dai turisti. I cubani ed anche i turisti per le spese effettuate in strada utilizzano la “moneda nacional” che vale circa 1/25 rispetto al peso convertibile. Prelevare con la carta di credito è costosissimo e normalmente bisogna effettuare la transazione direttamente all’interno della banca e provvisti di passaporto. Tranne alcuni alberghi e pochissimi negozi a Cuba nessuno accetta la carta come mezzo di pagamento.

Anche telefonare in Italia è costoso e pure utilizzare internet (circa 6 CUC all’ora per internet e 5 CUC al minuto per le chiamate).

Io, come faccio in ogni viaggio, ho utilizzato la guida della Lonely Placet, che tra l’altro è aggiornata a Marzo 2007.


CASE PARTICULAR

Come ho già detto prima alloggiare nelle case dei cubani è senz’altro una bella esperienza. Io sono stato davvero fortunato ed ho sempre trovato abitazioni confortevoli, pulite, con bagno privato ed ho sempre consumato la colazione ed la cena presso le famiglie, quasi sempre di ottima qualità. La frutta è sempre buonissima e la cena viene concordata giornalmente con la signora della casa. Normalmente si può scegliere tra pollo, carne di maiale, pesce o aragosta che vengono sempre serviti con riso, fagioli neri, insalata e pomodori, patate o banane fritte ecc.

Non è facile prenotare dall’Italia una casa particolar ma comunque se voi utilizzate gli indirizzi della vostra guida o le case indicate qui sotto siete sicuri che se non hanno posto vi troveranno sempre un collega affidabile nella loro città e in tutte quello dell’isola. C’è una rete di collaborazione incredibile!

Spesso le case particolar rappresentano un’ottima occasione per organizzare visite, escursioni, trasferimenti proprio perché i proprietari conoscono bene la città dove vivono e tutte le persone che vi possono aiutare.


INDIRIZZI (Le città cubane sono normalmente disposte a “quadre” e l’indicazione della via viene sempre accompagnata dalle due rispettive vie confinanti per facilitare l’orientamento sulla cartina. Inoltre i numeri di telefono se vi trovate in una città diversa da quella che volete chiamare devono essere preceduti dal prefisso che non ho indicato perché sono tutti in fase di aggiornamento)


LA HABANA             Daniel y Fina

                                    Calle Hospital n. 661 Apto 3A

                                    tra Salud e Jesus Peregrino

                                    Centro Habana

                                    tel: 8700945


VIŅALES                   Villa La Palmitas – Esther y Domingo

                                    Calle Adela Azcuy (Norte) n. 13c

                                    Viņales, Pinar del Rio

                                    tel: 793366         


MATANZAS             Evelio Valdés

                                    Calle 79 n. 28201

                                    tra calle 282 e 288

                                    Matanzas

                                    tel: 243090


CINFUEGOS             Sarita Ortiz

                                    Calle 54 n. 5317

                                    tra calle 53 e 55

                                    Cinfuegos

                                    tel: 515837


TRINIDAD                  Sergio Fernàndez e Dayana

                                    Calle Santiago Escobar (Olvido) n. 158

                                    tra Frank Paìs e José Martì

                                    Trinidad

                                    tel:3410 cel:0152821395


VILLA CLARA            Martha Artiles Aleman

                                    Calle Marta Abreu n.56

                                    tra Villuendas e Zayas

                                    Santa Clara

                                    tel: 205008



25 ottobre 2007

CORNALBA - UNA PERLA NEL CUORE DELLE OROBIE

Qui di seguito troverete l’articolo pubblicato sul numero di Ottobre di Prealpi Orobiche, quotidiano dedicato agli sport legati al mondo della montagna nelle valli lombarde.











CORNALBA


Una perla nel cuore delle Orobie                

di Davide Locatelli


E’ il 1981 e di arrampicata sportiva, in Europa, sono davvero pochi a saperne qualcosa. Solo in Francia, nelle gole del Verdon, un certo Patrik Berhault cominciava ad attrezzare le placche vertiginose con chiodi a pressione per poterle salire in sicurezza, innalzando così il livello di difficoltà fino ad allora raggiunto.

Bruno e Gianandrea sono due amici, bergamaschi doc, arrampicano sulle classiche pareti della zona, quali la Cornagera e la Presolana, ma sono alla ricerca di un’area nuova, una palestra vicina a casa dove potersi allenare per le grandi salite in montagna. Così i due giovani, quando tra una scorribanda e l’altra si trovano davanti l’imponente fungo di roccia, sospeso sopra l’abitato di Cornalba, in Val Serina, capiscono di aver trovato quello che cercavano. Sicuramente Bruno Tassi quel giorno non immaginava quale rapporto avrebbe instaurato con la splendida Corna Bianca.

Gli anni passano e ben presto la rigorosa etica della chiodatura dal basso, dove le protezioni vengono posizionate mentre si arrampica la parete, deve lasciar spazio a qualcosa di più innovativo. Le linee più “deboli” della parete, i diedri, i camini e le placche più facili, sono state tutte chiodate ma le placche più lisce e verticali sono ancora inesplorate e rappresentano buona parte della falesia. Camos, come è conosciuto Bruno Tassi, capisce che per evolvere bisogna chiodare dall’alto con i cosiddetti spit. Non esistono altre soluzioni per salire delle placche lisce, con pochissimi appigli e senza fessure o buchi dove mettere chiodi.

Comincia un’altra era, si apre una pagina importante nella storia dell’arrampicata sportiva. Camos comincia a chiodare ogni linea che gli sembra scalabile, guarda avanti ed è proiettato nel futuro. Alcune linee vengono chiodate pensando che prima o poi qualcuno riuscirà a scalarle. Insieme a Camos cominciano ad arrivare altri amici arrampicatori per cimentarsi sulle sue “creazioni”. Nasce una bellissima compagnia ai piedi della parete: giornate interminabili dedicate all’arrampicata, veri e propri assalti alle vie, diete rigorose per dimagrire, una sana e proficua competizione. Camos, Amigoni, i più giovani Moro e Previtali, e tanti altri arrampicatori sono testimoni di un’epoca importante. Vengono liberate le prime lunghezze di 8a in Italia e insieme al Totoga di Manolo (nelle Dolomiti Bellunesi) e alle pareti di Finale Ligure, Cornalba diventa un importante punto di riferimento per l’arrampicata sportiva, non solo italiana, ma europea. Molti, tra i più famosi scalatori del mondo, sono passati almeno una volta da Cornalba, confermandone sempre l’assoluta bellezza.

Gli anni passano e nonostante le pareti strapiombanti siano più alla moda, le placche verticali di Cornalba continuano a piacere. Anche se Camos e i suoi coetanei continuano a frequentarla, oggi, attorno ai muri della Corna Bianca, gravitano diversi gruppi di arrampicatori, alcuni davvero innamorati della falesia. Un amore profondo. La consapevolezza che le vie più difficili sono già state salite e che quelle che mancano da liberare sono riservate solo ai più forti arrampicatori del momento, non scoraggiano nessuno. Ognuno si confronta con Cornalba, difficile tanto al primo approccio quanto per chi la conosce da una vita. Spesso arrampicare in libera una via, indipendentemente dal grado, diventa una sfida personale, per misurarsi con linee di alto valore estetico e storico per sentirsi personalmente appagati.

Da qualche anno a questa parte a Cornalba, nel mese di settembre, molti arrampicatori si ritrovano per il consueto “Meeting della Corna Bianca”, un evento organizzato dal Gruppo Camosci di Bergamo. Durante l’intera giornata tutte le coppie di arrampicatori che si iscrivono alla manifestazione (negli ultimi due anni più di 50!) salgono il maggior numero di vie della falesia; a fine giornata viene stilata una classifica, e i numerosi premi vengono assegnati a tutti i partecipanti.



Samuele Testa, rivelazione orobica


In ogni ambiente sportivo capita spesso di sentir parlare di una ristretta schiera di atleti. A volte i più “famosi” sono anche quelli dotati di maggior talento ma non sempre è valida questa regola. E proprio come accade per ogni altro sport, anche il mondo dell’arrampicata tiene nascosti alcuni appassionati che, nonostante siano poco conosciuti, si rivelano veri e propri fenomeni. A Bergamo sicuramente uno di questi diamanti nascosti è Samuele Testa, giovane scalatore che insieme a Yuri Parimbelli rappresenta l’elite dell’arrampicata orobica, e non solo…

Mentre alcuni arrampicatori sono alla ricerca di un po’ di fama e si fanno pubblicità per poter vivere di una professione legata al mondo della montagna, per Samuele non è così. Lui è giardiniere, e scala solo ed esclusivamente per piacere. Questione di scelte!

Un sabato di agosto in una falesia bergamasca abbiamo trascorso una giornata insieme ad arrampicare. Tra una via ed l’altra abbiamo chiacchierato parecchio ed anch’io che lo conosco bene ho scoperto cose nuove e piacevoli.

Abbiamo parlato di musica e sono comparsi sulla scena vecchi gruppi rock quali Nirvana e AC DC.  Ho fatto molte domande e poche volte Samuele è stato istintivo ed immediato. Non è abituato a sentirsi al centro dell’attenzione, convinto che ciò che egli fa, con dedizione, sia alla portata di chiunque. Fino ad un certo punto, aggiungo io.

Samuele arrampica da una decina d’anni e dopo un periodo dedicato esclusivamente a vie di più tiri in montagna, ora la sua attività si concentra soprattutto in falesia. In pochi anni Samuele ha raggiunto risultati incredibili. Quasi 50 tiri, lavorati, fino all’8c e diverse lunghezze a vista fino al 7c+ sono solo numeri, ma per un qualsiasi “addetto ai lavori” qualcosa vogliono dire!

Samuele continua ad amare la montagna e rimpiange il fatto di non aver abbastanza tempo per continuare a salire vie lunghe in ambiente alpino. Con il suo livello potrebbe sicuramente raggiungere obiettivi importanti. Basti pensare ad una delle ultime “toccate e fuga” in Presolana, sulla parete nord, dove Samuele ha salito in libera (e a vista) la via Medaglie di Mattley, con difficoltà proposte fino al 7c+.

Alla sera al bar, davanti ad una birra bionda e un caffè, abbiamo continuato a chiacchierare: nomi, luoghi e progetti… Arrampicatori moderni quali Sharma, Larcher o Vigiani sono considerati da Samuele dei talenti perché hanno dimostrato di essere completi e avanti coi tempi, nonostante la sua è una valutazione prettamente sportiva. Un arrampicatore non lo si può conoscere solo leggendone un intervista su un periodico…

Ho chiesto quali fossero le falesie che ama maggiormente e naturalmente non ha faticato molto a mettere in prima posizione la splendida Cornalba. Quanti sforzi e quante soddisfazioni lungo quelle pareti, quanta pelle delle dita lasciata su quelle rocce, quante ore trascorse con amici alla base immersa nel bosco. E quanti progetti ancora da realizzare, anche se Samuele mi dice di non averne.

Nei suoi occhi però è inconfondibile la sua straordinaria voglia di fare! 



LA SCHEDA – FALESIA DI CORNALBA
ACCESSO: Da Bergamo (oppure dall’uscita autostradale di Dalmine) si seguono le indicazioni per la Valle Brembana e, superato il paese di Zogno, si svolta a destra per la Val Serina. Giunti proprio a Serina si svolta nuovamente a destra per Cornalba, che dista circa 25 km da Bergamo.


Dal paese è ben visibile la parete. Una stretta e scomoda strada forestale di recente costruzione (che ha cancellato il comodo sentiero preesistente, tra il disappunto di chi ama questi luoghi), che si imbocca proprio dietro il bar nel centro del paese, permette di raggiungerne la base.


ESPOSIZIONE: Sud / Sud-Est. La stagione migliore per arrampicare in Cornalba è l’inverno con giornate serene. Naturalmente si scala benissimo anche in primavera e in autunno. In estate si può scalare presto la mattina nei settori centrali e dopo le 14 sulla parete est, anche se le alte temperature non vanno molto d’accordo con i piccoli appigli della parete.


TIPO DI ARRAMPICATA: La falesia è caratterizzata prevalentemente da placche compatte verticali e strapiombanti. Il calcare è di ottima qualità e le vie richiedono spesso all’arrampicatore tecnica, forza nelle dita e resistenza. 


CHIODATURA: Cornalba è stata completamente riattrezzata negli ultimi anni


DIFFICOLTA’: Di recente, e in occasione della richiodatura, sono state attrezzate diverse vie nuove ed ora ci sono possibilità per tutti, dal 5° all’8c+, con diverse lunghezze ancora da liberare.

LE VIE CONSIGLIATE:


 6a Gastù - 6c+ Fotonica - 6c+ Magic Moment 
7a Onde gravitazionali - 7a+ La via del Camos - 7a+ La dolce vita
7b+ Orion - 7c Mandrake - 7c Figli del vento
8a Apache - 8a+ Peter Pan - 8b Feedback


DOVE DORMIRE E MANGIARE: A Serina si possono trovare alberghi e nell’intera zona si possono affittare appartamenti a prezzi contenuti. Il bar-ristorante e pizzeria di Cornalba è da sempre il ritrovo degli arrampicatori, ideale per cominciare e concludere una giornata sotto la Corna Bianca.

31 luglio 2007

MAGICHE ASTURIE



Qui di seguito troverete l’articolo, curato da DavizPhoto,  pubblicato sul numero di Luglio di Prealpi Orobiche, quotidiano dedicato agli sport legati al mondo della montagna nelle valli lombarde.












ARRAMPICATA SPORTIVA


MAGICHE ASTURIE


Scalate nella valle di Quirós e trekking nei Picos de Europa               




Un profumo invitante esce dalla cucina e dev’essere la fame a renderlo quasi palpabile… Abbiamo ordinato scaloppine al cabrales, tipico formaggio di capra iberico simile al nostro gorgonzola. Il ristorante sembrava chiuso, probabilmente per il fatto che non è stagione turistica, ma i proprietari si dimostrano subito cortesi ed accendono in quattro e quattr’otto luci e fornelli. Tra un bicchiere di vino tinto e l’altro attendiamo affamati il piatto tipico della casa e quando la cuoca ci serve la carne ricoperta da un invitante strato di formaggio fuso non impieghiamo molto tempo a ripagare gli sforzi della giornata.

La mattina non ci alziamo presto, la colazione è senz’altro più piacevole se aspettiamo che il sole riscaldi il prato davanti al Rifugio Arrojo, un balcone sulla splendida valle di Quirós. La fretta non si sposa con l’arrampicata e cominciare la giornata dimenticando i ritmi frenetici della vita lavorativa ci trasmette una carica positiva.

La strada si inerpica verso l’antico borgo di Aciera immerso in un’ampia vallata lussureggiante.

Il clima oceanico è spesso la causa di intense precipitazioni nella regione delle Asturie. Camminiamo lentamente verso le numerose pareti che sovrastano il paese: più di venti falesie fanno di Quirós una delle più importanti aree della regione dove è possibile praticare l’arrampicata sportiva.

Corde e moschettoni, scarpette e magnesite, metro dopo metro la giornata trascorre senza che ce ne accorgiamo. Rosa de Mayo non tradisce il nome che i chiodatori hanno dato a questo settore di arrampicata: splendide placche solcate da striature azzurre e arancioni si innalzano verso l’alto e passaggio dopo passaggio l’arrampicata regala sensazioni fortissime, è un immenso piacere navigare in questo mare di calcare!

Alternare arrampicate e trekking in luoghi a noi sconosciuti, negli ultimi anni rappresenta il motto delle nostre vacanze; uno stile che vale anche per questa volta quando, pur con rimpianto, decidiamo di lasciare la valle di Quirós dopo tre giorni di piacevoli scalate, per raggiungere il Parco Nazionale Picos de Europa, conosciuto e frequentato da trekker e scalatori.

La strada che da Canga de Onis giunge ad Arenas de Cabrales ci convince subito che la fama per cui i Picos de Europa vengono associati alle nostre Dolomiti non è un’esagerazione. Grandi pareti, dolci vallate, impetuose cascate e contrade arroccate fanno di questo parco una meta amata da tutti e frequentata ogni anno da migliaia di appassionati. Viste le notevoli dimensioni del Parco è possibile alternare percorsi nelle aree più famose e quindi piuttosto frequentate a gite nelle vallate più selvagge spesso deserte.

Sovente la mattina capita di svegliarsi avvolti in un mare di nebbie: in un qualunque altro posto ti verrebbe voglia di chiudere velocemente la cerniera della tenda e ritornare nel sacco a pelo. E’ uno scherzo del clima oceanico tipico delle Asturie: è sufficiente portarsi qualche centinaia di metri più in alto o aspettare che l’aria si riscaldi affinché le nebbie si diradino e il cielo si presenti all’improvviso azzurro ed incoraggiante.



LA SCHEDA


Il Principato delle Asturie è situato nella Spagna nord-occidentale ed è compreso tra la Galizia, la Castiglia, la regione di León e la Cantabria. Le splendide spiagge sull’Oceano Atlantico cedono il passo alle zone montuose dell’interno, selvagge e incontaminate.

Oviedo, capoluogo delle Asturie, è un importante nodo di comunicazione, nonché un polo industriale di rilievo, le cui attività produttive vertono soprattutto su armi da fuoco, articoli in metallo, prodotti alimentari, tessuti, sostanze chimiche.

Costellata di numerose chiese medievali e di importanti edifici barocchi, custodisce nella cattedrale gotica (cominciata nel 1388) le reliquie dei reali asturiani altomedievali.

Antico villaggio di pescatori, con le case color pastello che scendono a cascata verso il piccolo porticciolo, Cudillero è considerato uno dei centri abitati più apprezzati della costa asturiana.

Le mele delle Asturie sono le migliori di tutta la Spagna e sono utilizzate per la produzione della Sidra, tipica bevanda alcolica che viene versata dall’oste tenendo alta la bottiglia sopra la testa. I piatti tradizionali appartengono alla semplice cucina contadina. Il più conosciuto è senz’altro la Fabada Asturiana, una sostanziosa zuppa di fagioli servita con pezzi di carne e salsicce tipiche. Il Cabralés, formaggio di capra molto saporito, viene spesso servito fuso sopra una bistecca e rappresenta un piatto completo e molto apprezzato.

Dall’Italia per raggiungere la regione delle Asturie in automobile si percorre la Costa Azzurra fino a Narbonne, si prosegue prima in direzione di Tolosa e poi verso San Sebástian. Da qui si procede seguendo la costa atlantica e, oltrepassate le città di Bilbao e Santander, si raggiunge Gijón, a soli 30 km da Oviedo.


 ARRAMPICATA SPORTIVA - Valle di Quirós


 Insieme all’area di Teverga, la valle di Quirós rappresenta il più importante centro di arrampicata nella regione delle Asturie. Calcare grigio eccezionale, differenti stili di scalata e difficoltà per tutti i gusti rendono quest’area davvero interessante. Sono più di trecento le vie tracciate in venti differenti settori di scalata, tutti comunque piuttosto vicini l’uno all’altro: è pertanto possibile scalare nella stessa giornata su pareti diverse.

La valle di Quirós è molto conosciuta per la Senda del Oso, un percorso in terra battuta per le mountain bike che percorre l’intera vallata, lungo circa 30 km, adatto a tutti e immerso in un fitto bosco da fiaba. Visto il notevole successo riscosso da questo itinerario che si snoda lungo i binari di una vecchia ferrovia mineraria, le amministrazioni locali si stanno impegnando per ampliare il progetto con l’intento di allungare il tracciato attuale.

Durante l’estate, naturalmente, è possibile fare rilassanti o impegnative escursioni nell’intera zona e durante l’inverno sono molti gli itinerari di scialpinismo che permettono di esplorare l’area sotto la sua veste più fredda.


ACCESSO: Da Oviedo si segue la N-634 in direzione Grado-La Espina e, giunti a Trubia, si volge a sinistra per la AS-228 verso Proaza-Teverga-Quirós. Da Proaza si seguono le indicazioni per l’Embalse de Valdemuria, superato il quale di svolta a sinistra per il piccolo abitato di Aciera dove conviene parcheggiare l’auto (circa 40 km da Oviedo). Si percorre quindi a piedi la strada che conduce in un chilometro alle poche case di El Llano poste proprio sotto le falesie. Tra le case sale un evidente sentiero fino alla base della parete, che si raggiunge in 10 minuti.

PERIODO IDEALE: Le diverse esposizioni permettono di arrampicare durante tutto l’anno

SETTORI DI ARRAMPICATA: Tra i venti settori presenti nell’area di Quirós, la Rosa de Mayo è senz’altro la scelta migliore. Arrampicata tecnica e chiodatura obbligata lo rendono sicuramente tra i settori più impegnativi, regalando però grosse soddisfazioni. Meno difficile e comunque caratterizzato da un ottimo calcare è il settore La Cubana.

TIPO DI ARRAMPICATA: L’area è vastissima e offre differenti stili di scalata, dalla placca allo strapiombo (comunque quasi mai troppo pronunciato), dai diedri alle fessure.

CHIODATURA: ottima a spit inox o fittoni resinati

DIFFICOLTA’: Più di 300 vie dal IV grado all’8b (senza considerare le vie ancora da liberare)

PUNTI DI APPOGGIO – Dall’Embalse de Valdemuria si raggiunge brevemente Bárzana dove è possibile trovare alcune pensioni e qualche ristorante. Prima del paese è possibile alloggiare presso il caratteristico Albergue Rural de Arrojo. In alternativa si può raggiungere San Martin de Teverga, che dista venti chilometri dalle falesie ed è il centro abitato più importante della zona.


NOTA: E’ possibile trovare tutte le informazioni necessarie sulla guida “Cuaderno de escalada en Asturias” di Sebastián Abad, acquistabile tramite Internet.


 TREKKING – Parco Nazionale Picos de Europa


Situato tra le valli dei fiumi Rio Deva e Rio Sella, il Parco Nazionale Picos de Europa era nato nel 1918 includendo un’area ben più piccola di quella attuale. Nel 1995 il parlamento spagnolo ne ha allargato i confini, ufficializzando così l’area protetta più grande d’Europa, compresa tra le regioni Asturie, Cantabria, Castiglia-León.

L’area più interessante è senz’altro quella settentrionale del parco e si raggiunge dai centri abitati di Canga de Onís e Arenas de Cabrales dove è possibile trovare ogni tipo di sistemazione, dall’hotel al campeggio, e diversi ristoranti dove gustare i piatti tipici della regione.

L’ambiente di alta montagna si fonde perfettamente con i paesaggi più dolci del fondovalle. La flora comprende moltissime varietà di piante e fiori; la fauna del Parco è piuttosto ricca, sebbene orsi, lupi e aquile, una volta numerosi, ora sono purtroppo in via di estinzione.

Di seguito consigliamo due trekking molto conosciuti, a volte abbastanza frequentati, ma comunque considerati tra i più significativi e suggestivi dell’intera area.


Ruta del Cares – Percorso di 11 km (da percorrere anche nel senso contrario se si vuole tornare all’auto) che collega Poncebos con Caín. L’itinerario attraversa un profondo canyon lungo un sentiero pressoché pianeggiante che costeggia un antico condotto dell’acqua. L’ambiente circostante è incredibilmente selvaggio: imponenti torri di roccia si innalzano vertiginose verso cime innevate. Il percorso è adatto a chiunque, benché sia necessario prestare attenzione, visto che in alcuni tratti è molto esposto. Non è consigliabile frequentarlo dopo recenti piogge in quanto le pareti del canyon potrebbero scaricare pietre lungo il percorso.


ACCESSO: Da Arenas de Cabrales si sale in direzione Sotres e in prossimità del ponte di Poncebos si parcheggia l’auto. Dal parcheggio si segue per circa un chilometro la strada che risale la valle solcata dal fiume Cares fino ad incontrare l’evidente sentiero.


Ruta Naranjo de Bulnes – Questo splendido itinerario permette di raggiungere il Rifugio Vega de Uriellu posto alla base del famoso Naranjo de Bulnes, una delle pareti simbolo dell’alpinismo iberico. Questi settecento metri di calcare hanno visto succedersi negli anni alpinisti di grande valore come i fratelli Gallego, che aprirono vie di artificiale estremo rimanendo in parete anche per quindici giorni consecutivi, fino ai più recenti exploit dell’impressionate duo Ortegi-Bereziartu, con salite in libera fino all’8b!

La salita al Rifugio, da affrontare durante il periodo estivo se si vuole evitare di calpestare la neve che rimane fino a tarda primavera, si snoda prima lungo alpeggi e vallate dolci poi, improvvisamente, in un ambiente di alta montagna. Si entra così nel cuore dei Picos de Europa e appare davvero lontana l’idea che il mare sia a meno di cinquanta chilometri in linea d’aria!

ACCESSO: Da Arenas de Cabrales si sale fino al paese di Sotres (dove è comunque il caso di fermarsi anche solo per bere una birra). Poco prima dell’abitato, sulla destra, in prossimità di un tornante, si imbocca una strada sterrata e appena è possibile si parcheggia l’auto. Si segue quindi la stessa strada sterrata che dapprima scende brevemente sul fondo della valle e poi comincia a risalire verso gli alpeggi. Le indicazioni per il Rifugio sono comunque molto evidenti fin da Sotres; il trekking, con uno sviluppo piuttosto lungo, dura circa 3/4 ore.